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Ognuno di noi prima di diventare un e-driver ha sicuramente pensato, almeno una volta, a come sarebbe potuta cambiare la propria vita con un’auto elettrica.

Uno dei primi pensieri è sicuramente stato “ma quanta autonomia ha un’auto elettrica?”, oppure “e se non trovo colonnine cosa faccio?”. O ancora “quanto tempo occorre per ricaricare totalmente la batteria della mia auto? E cosa faccio mentre l’auto si ricarica?”

Partiamo dai numeri. Per quanto riguarda l’infrastruttura italiana i numeri sono positivi e in forte crescita. Al 31 dicembre 2021, dai dati di Motus-E, sono più di 26 mila i punti di ricarica presenti sul territorio italiano, con una media di circa 500 nuovi punti installati mensilmente. Questo permetterà di aumentare gradualmente e costantemente la capillarità della rete anche in quelle zone che attualmente risultano meno coperte.

Per quanto riguarda invece le vetture, qual è l’autonomia di un’auto elettrica?
Ad oggi, mediamente, una city car ha un’autonomia di circa 180-200 km il che permette, nel normale uso cittadino e ipotizzando una percorrenza di 35-40 km al giorno, di utilizzare tranquillamente l’auto dal lunedì al venerdì senza doverla mai ricaricare.
Ovviamente sono presenti sul mercato diverse tipologie di autovetture con altrettante capienze di batterie.
Prendendo per esempio la Hyundai Kona, crossover del segmento B, abbiamo una batteria che garantisce un’autonomia più che sufficiente per la quotidianità arrivando a percorrere fino 480km con un “pieno”.

Una cosa importante, su cui spesso non ci si sofferma, è che l’auto è un mezzo utilizzato per spostarci da un luogo all’altro e, una volta raggiunta la destinazione, la vettura viene parcheggiata dove resta ferma per gran parte della giornata. Tutti i giorni.
L’auto elettrica vuole cambiare le nostre abitudini prevedendo il momento della sosta come un’occasione per ricaricare la batteria. Collegare l’auto alla colonnina di ricarica durante le soste, brevi o lunghe che siano permetterà alla batteria di essere sempre mediamente carica così da non doverci preoccupare per l’autonomia restante.
È forse questa una delle principali differenze con un’auto endotermica, ovvero un modo nuovo di vivere la mobilità cambiando l’approccio e il modo di gestire l’auto stessa.
L’idea di utilizzare l’auto (benzina o diesel che sia), parcheggiarla e poi al bisogno recarsi al distributore di per rifornirla comporta, per il conducente, un passaggio obbligato in una stazione di servizio.
Non sarebbe forse più comodo “rifornire” la vettura durante la sosta mentre il conducente sta facendo delle commissioni, degli acquisti in un centro commerciale o semplicemente è al lavoro? Questo è esattamente ciò che fa un e-driver.

Spesso le persone hanno il timore di approcciarsi ad una vettura elettrica perché sono semplicemente abituate alla gestione “classica” di un’auto endotermica.
Non è necessario rivoluzionare completamente la nostra quotidianità ma, semplicemente, rivedere solo alcune delle nostre abitudini.